Scuola ambientale

L’EDUCAZIONE AMBIENTALE TRA AMBIGUITÀ ED EFFETTIVA UTILITÀ

Errori e rischi da evitare

1. Dell’educazione ambientale c’è spesso una visione riduttiva e banalizzante.

2. A rischio confusione.

3. La confusione è provocata da:

– in Italia, la storia del termine “educazione” a partire, grosso modo, dall’inizio del XIX secolo;

– le oscillazioni e la fragilità delle politiche pubbliche, internazionali e nazionali;

– l’emergere via via di varie “educazioni”, prima (fisiologico percorso evolutivo) e dopo l’affermarsi dell’educazione ambientale (che l’ha esposta a rischi);

– l’obsolescenza programmata (o comunque indotta dal consumismo politico-culturale e dal carattere effimero, superficiale, inflazionistico e “presentista” che accomuna nell infosfera un po’ tutti i campi) dei termini (vicende analoghe investono “sostenibile”, “sostenibilità”, “transizione”, “economia circolare”,…);

– la varietà di interessi e di approcci, frutto di diversità culturale e di ricchezza delle sensibilità, ma anche di frammentazione (uso di termini come “green”, “globale”, “planetario”, “cittadinanza responsabile”, “eco-cittadinanza”, “educazione al futuro”, “educazione al futuro sostenibile”, “educazione alla complessità”, ecc.);

– last, but not least, la confusione voluta (tra svalutazione e greenwashing, di sostantivi come “ambiente” e “ecologia” e i relativi aggettivi) e quella causata (sia tra decisori sia tra educatori) da improvvisazioneignoranzasuperficialità o anche ingenuità e buona fede.

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L’educazione ambientale ha ben chiari e solidi fondamenti, mantiene diffusione e vitalità in tutto il mondo, presente in tutti i paesi e alimentata sul piano della ricerca e della riflessione teorica da decine di riviste scientifiche e dai congressi mondiali del settore.

I punti fermi

L’educazione ambientale è per tutti, in tutte le età della vita e in tutti gli ambiti di vita.

Deve essere presente nel settore formale, non formale e informale.

Riguarda tutte le discipline.

Coinvolge non solo le conoscenze, ma le abilità e le competenze, gli atteggiamenti e i comportamenti.

È una educazione scientifica anche se non è solo divulgazione scientifica, include elementi etici e valoriali, ma non è “precettistica”. È insomma olistica.

Oggi si insiste sul suo carattere di educazione trasformativa (vale a dire critica e creativa) e sulle nuove caratteristiche dell’apprendimento (dovute alla nuova collocazione dei sistemi formali che hanno perso centralità e un certo “monopolio” – condiviso con istituzioni “educative” forti ma ben distinte in quanto a funzioni, come la famiglia e le confessioni religiose – e di conseguenza anche spesso identità e autorevolezza) che avviene in contesti ibridi.

Guarda, in qualche modo, da un lato all’ecologia scientifica e dall’altro all’ecologia politica.

L’ E.A. a scuolaGli ostacoli

Soffermandosi su l’EA in ambito scolastico (l’educazione formale), l’EA a scuola incontra vari ostacoli, profondi e di antica data:

– il ritardo del sistema universitario sia nella formazione generale sia specifica;

– la scarsa formazione/aggiornamento in servizio degli insegnanti;

– la difficoltà crescente tra primaria, secondaria e università, di fare dialogare tra loro le diverse discipline;

– la subordinazione dei sistemi formativi al “mercato”;

– l’arretratezza di molti libri di testo;

– le difficoltà materiali e burocratiche tra cui devono districarsi gli insegnanti (edifici, spazi esterni, possibilità di usare il territorio urbano ed extraurbano come “libro di testo”,…);

– la marginalità dell’EA, nonostante l’introduzione dell’Educazione civica;

– le richieste delle famiglie spesso orientate in senso a-ecologico, se non anti-ecologico.

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Queste difficoltà possono essere ricondotte:

1. Alla contraddizione tra una scuola “conservatrice” dello status quo e una necessità/urgenza di educazione “trasformatrice”.

2. La contraddizione quindi tra:

– un paradigma (e conseguenti ordinamenti e meccanismi) educativo occidentale, antropocentrico, “sviluppista”, meccanicistico e riduzionistico, prima funzionale alla riproduzione del sapere dominante e alla creazione di una cittadinanza suddivisa in classi, ceti e strati gerarchicamente ordinati e ben compartimentati quanto a status, potere, conoscenze, linguaggi e funzioni, ora sempre più orientato a un sapere manageriale (per pochi) e a un sapere-merce del consumatore-massa;

– un nuovo possibile paradigma educativo rivisto in senso neo-umanistico, democratico ed ecologico, alla luce di una “ecologia dell’educazione” che percepisca il sistema educativo, il suo ethos, il curriculum, la sua comunità come un tutto interrelato.

Due obiettivi fondamentali

L’EA in ambito scolastico ha sostanzialmente due obiettivi fondamentali:

•    l’adeguamento dei curricoli;

•    la realizzazione di una “ecologia” di tutte le sedi di educazione e formazione, sia nei metodi sia nella gestione, ovvero la pratica della sostenibilità nella scuola, nell’università, nei centri di formazione,…:

L’unione dei due aspetti dovrebbe creare una “educazione sostenibile” (Sterling), analogo per certi versi al “whole-institution approach” (UNESCO).

Le due alternative

1. Procedere per addizione, integrando i temi della sostenibilità nei curricoli esistenti, ampliandone lo spazio mediante una strategia di integrazione dell’offerta formativa.

2. Riorientare l’intero sistema educativo nei suoi quattro aspetti essenziali:

a. la struttura del contenuto educativo (basato tradizionalmente sulle discipline e concetti astratti e lontani dalla vita reale), aprendosi all’esplorazione dei problemi della comunità attraverso studi interdisciplinari;

b. i processi di apprendimento (centrati tradizionalmente sull’insegnante e sul trasferimento di conoscenza e lo sviluppo di abilità cognitive), evolvendo verso un apprendimento partecipativo centrato sullo studente;

c. l’organizzazione scolastica (tradizionalmente gerarchica, con una limitata partecipazione di insegnanti, genitori e studenti e senza connessioni con la comunità circostante – ma ora sempre più minacciata dalla concorrenza di altre “agenzie” formative anche implicite), che deve evolvere verso decisioni più partecipate che coinvolgano scuola e comunità del territorio;

d) gli ambienti fisici di apprendimento (cioè gli edifici scolastici e tutte le loro pertinenze, dirette e indirette, dal cortile alla zona circostante).

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Qualche spunto di lavoro

1. Sfruttare appieno la Legge 92/2019 sull’insegnamento trasversale dell’educazione civica che

– “sviluppa nelle istituzioni scolastiche la conoscenza della Costituzione italiana e delle istituzioni dell’Unione europea per sostanziare, in particolare, la condivisione e la promozione dei principi di legalità, cittadinanza attiva e digitale, sostenibilità ambientale e diritto alla salute e al benessere della persona.”

– non può essere inferiore a 33 ore annue (può quindi essere superiore: non c’è un limite).

2. Collegare – ad esempio – temi della “vecchia” Educazione civica, come “Costituzione, istituzioni dello Stato italiano, dell’Unione europea e degli organismi internazionali; storia della bandiera e dell’inno nazionale” a quello dei modelli di produzione e consumo, dei diritti, delle politiche, della democrazia, della crisi globale attuale: di come costituzioni, Dichiarazioni universali, istituzioni sono nate dopo un’epoca di guerre e totalitarismi e dei limiti dimostrati – nella seconda metà del XX secolo – nel modello di sviluppo post-Seconda guerra mondiale e dei limiti istituzionali e politici di fronte alle sfide crescenti del XXI secolo.

3. Mostrare come anche tutti gli argomenti elencati dalla legge:

“b) Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 25 settembre 2015;

c) educazione alla cittadinanza digitale, secondo le disposizioni dell’articolo 5;

d) elementi fondamentali di diritto, con particolare riguardo al diritto del lavoro;

e) educazione ambientale, sviluppo eco-sostenibile e tutela del patrimonio ambientale, delle identità, delle produzioni e delle eccellenze territoriali e agroalimentari;

f) educazione alla legalità e al contrasto delle mafie;

g) educazione al rispetto e alla valorizzazione del patrimonio culturale e dei beni pubblici comuni;

h) formazione di base in materia di protezione civile.”

Siano altrettanti argomenti di educazione ambientale.

4. Realizzare pienamente le indicazioni della legge circa la costruzione di reti, le esperienze extrascolastiche, il rapporto con il Terzo settore.

5. Dare centralità e senso pieno all’idea di scuole “verdi”, o “ecologiche” o “ecoattive” (anche qui le denominazioni si sprecano).

6. Valorizzare ruolo e protagonismo delle scuole nel territorio, con sfumature diverse secondo i contesti (urbani, rurali):

– in città ricordarsi che è possibile anche una educazione ambientale urbana;

– promuovere la scuola come “capitale del quartiere”;

– nelle aree rurali/periferiche, spesso fragili e a declino demografico, le scuole sono le uniche o una delle poche istituzioni culturali: fanno ricerca sull’identità e il patrimonio culturale locale, raccogliendo foto, interviste, documenti, mappano il territorio usando e producendo cartografia, censisce, monitorano l’ambiente, studiano la cultura materiale, disegnano, osservano flora e fauna, fotografano, allestiscono mostre, raccolgono o ricostruiscono oggetti, raccontano anche usando tecnologie nuove e nuovissime (eco-TG, web radio, siti web, social media,…); ma sono anche attori politici: spesso protestano e manifestano,…

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7. Essere poli e fucine di costruzione di civiltà ecologica, attraverso la convivenza fruttuosa e solidale di persone di etnie, culture, intelligenze diverse, l’inclusione, la costruzione di eguaglianza e la “liberazione” delle differenze, il dialogo, l’esempio, la pratica concreta, i messaggi di fratellanza/sorellanza mandati a tutta la comunità, in alternativa alla guerra civile planetaria tra esseri umani e tra umanità e pianeta.

8. Essere, insomma, strumenti di costruzione della comunità planetaria di destino.

È una “ecologia dell’educazione” che percepisca il sistema educativo, il suo ethos, il curriculum, la sua comunità come un tutto interrelato.

Testo tratto da .ECO. “Prime lezioni” del prof. Mario Salomone (materiale prodotto per la Summer School 2021)