Politica green

NON SPRECHIAMO QUESTA CRISI
dal testo di Mariana Mazzucato (commento di Rolando Terazzan)

Donald Tong via Pexels

Mariana Mazzucato, economista autorevole, insegna all’University College of London Economia dell’innovazione e del valore pubblico e dirige l’Institute for Innovation and Public purpose.
Consulente di Governi e CEE, vincitrice di numerosi premi internazionali.
Era indispensabile un cambio di rotta verso una alternativa economica diversa a quella che è stata l’economia mondiale fino ad oggi. La crisi del Covid ci offre l’occasione per cambiare il capitalismo e le sue regole. Dagli anni ’80 hanno lasciato alle Imprese il timone per imprimere la direzione e a creare ricchezza. Con l’arrivo di uno schock sistemico di tale portata globale i governi si troveranno sempre impreparati. Ne è un esempio il taglio sulle spese sanitarie effettuato nel corso degli scorsi anni.
Il partenariato avvenuto tra pubblico e privato ha portato via via a privilegiare il business al bene pubblico, ne è un esempio l’Industria Farmaceutica.


Bisogna riprendere il ruolo dello Stato precedente evidenziando un modo diverso di fare capitalismo, creando nuovi mercati incentivati dai governi, per una crescita più sostenibile ed inclusiva.
Per le imprese alimentate da fondi pubblici DEVE prevalere l’interesse pubblico al profitto privato.
Si dovrà creare una rete di finanziamenti pubblici indirizzata alla soluzione dei grandi problemi sanitari. I governi dovranno sempre più vigilare sui partenariati, sui processi in evoluzione, sui brevetti e la loro formazione economica.
I profitti di queste aziende finanziate con denari pubblici dovranno essere reinvestiti sull’innovazione e non riversati solo nelle tasche degli azionisti.


Diventa fondamentale vigilare sulle aziende che già beneficiano o hanno beneficiato di contributi pubblici affinché non speculino sui prezzi visto che hanno già percepito grossi finanziamenti di denaro pubblico. L’esperienza della crisi del 2008, dove l’intervento di difesa economica è stato eseguito distribuendo denari a iosa. I salvataggi si, ma condizionati in modo strutturato, portando questi aiuti verso investimenti di Green New Deal indirizzata alla riduzione della CO2, investendo in laboratori di ricerca innovativi con l’ausilio delle nuove tecnologie.
Il Capitalismo è stato messo in ginocchio da tre grandi crisi: quella sanitaria che ha comportato quella economica nonché quella climatica. Non si potrà risolvere il problema risolvendo i problemi di una crisi senza confrontarsi con le altre.
L’austerità economica applicata al debito pubblico ha causato l’indebolimento delle stesse istituzioni del settore pubblico. Finanziare l’imprenditoria privata a patto di sviluppare ricerca e sviluppo, migliori salari e aggiornamento e formazione dei lavoratori. L’emergenzialità può consentirci di andare verso una economia più inclusiva e sostenibile.


Riportare allo Stato alle sue funzioni prioritarie che non sono solo quelle di sostenere finanziariamente le aziende, ma di obbligarle a garantire posti di lavoro e quando la crisi verrà conclusa investire nei propri dipendenti e nel miglioramento delle loro condizioni economiche.
Investire in misura molto maggiore dell’attuale nella ricerca. I nuovi temi sono e saranno l’intelligenza artificiale, la salute pubblica, le energie rinnovabili. Non dovranno più essere attuati salvataggi incondizionati delle aziende perché se gli investimenti dovranno portare ad una economia più sana, resiliente e produttiva il denaro da solo non basta! Gli aiuti alle imprese dovranno comportare anche degli obblighi, per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente e il mondo del lavoro. Non solo salvare un certo settore ma anche aiutare a trasformarlo. Dovrebbe essere obbligatorio per le aziende, in particolare quelle che utilizzano capitale pubblico, socializzare anche i guadagni e non solo i rischi. Prezzo e valore di un determinato
prodotto non sono la stessa cosa. Una miniera di carbone può aumentare il PIL nazionale, ma il tasso di inquinamento che questa comporta non viene sottratto dai ricavi dell’azienda. Nella mentalità economica prevalente oggi chi guadagna molto risulta essere quello più produttivo.
Una proposta potrebbe essere quella di creare un dividendo di cittadinanza per una economia più equa e un patrimonio di tipo collettivo e quindi condiviso con la popolazione.